Le chiare fresche et dolci acque di Rasiglia

Quanto può essere folle andare da Milano a Forlì, attraversare gli appennini tosco-emilani per poi dirigersi verso la costa tirrenica del Lazio? Tantissimo...ma non abbastanza se la prima tappa di un tranquillo weekend pasquale si trova nel cuore dell'Umbria, a sua volta considerata il cuore dell'Italia. 
La suggestiva frazione di Rasiglia ci apre le braccia dopo un'infinita strada di montagna che incarna alla perfezione la lussureggiante primavera, quella degli alberi rigogliosi e il profumo di terra umida, anche se il tempo non è dei migliori.  
(Chi ce l'ha descritto come un villaggio olandese ha avuto ragione, dato che di li a poco si sarebbe messo a piovere. Tipico)

I parcheggi dove lasciare l'auto son ben tre, due quali appiccicati e non sembrano differenziarsi, entrambi a ridosso di un torrente impetuoso. 
Cominciamo ad esplorarla proprio da qui, con la voglia di non saltare nemmeno un vicolo nonostante non avessimo alcun programma preciso, salvo poi scoprire che Rasiglia è davvero un borgo minuscolo più somigliante ad un libro di poesie che ad un centro abitato. 
In ogni angolo si ascolta l'assordante voce del silenzio, interrotta soltanto da qualche anziano o turista casuale e talvolta dal prepotente scroscio di meravigliose cascatelle. 
L'acqua, infatti, è un elemento presente ovunque a Rasiglia, soprannominata appunto "il borgo dei ruscelli", e non di rado, vien decantata da stampe con incisi versi d'autore, pensieri d'amore che la paragonano ad una bellissima donna, capricciosa e sacra, donatrice di vita.
Sfogliamo Rasiglia alla rinfusa, mentre ne spogliamo ogni scorcio in assoluta comodità. 
E' completamente accessibile e ci non servono indicazioni.
Sulla scia dell'entusiasmo portiamo alla luce la sua storia, cominciata all'incirca nel XIII sec. e proseguita fino al seicento con la costruzione del Castello dei Trinci, signori di Foligno, a difesa della via della Spina. Rasiglia si affermò per le attività artigianali grazie ai suoi mulini, ai lanifici e agli opifici che sfornavano tessuti di qualità, finchè tutti i suoi stabilimenti furono spostati nella vicina Foligno e con essi emigrarono pure gli abitanti che nel 1997 abbandonarono totalmente il borgo in seguito al terremoto che devastò l'Umbria. 

Disseminati lungo i muri cittadini vediamo dei quadri coprire le crepe profonde, rievocanti un prestigioso passato tramite foto di edifici e mestieri più rappresentativi. 
Le vecchie case vengono cosi abbellite da non riuscire più a staccargli gli occhi di dosso e immortaliamo tutti gli angoli possibili in un mix tra vintage e "nuovo che avanza
Camminiamo in leggera salita accompagnati dai canali del fiume Menotre che tra i vicoli di Rasiglia si dividono in torrenti, cascate e vasche in sostituzione delle piazze di incomparabile bellezza. 
Lo stile medievale prettamente italico non ci da più la sensazione di essere in Olanda, è troppo diverso, ma tutto sommato è unico nel suo genere. Acqua e pietre si fondono insieme dando sfogo ad una danza ipnotica fatta di riflessi colorati e schiuma candida. 
Se fossimo anche noi delle gocce d'acqua non esiteremmo a levigare le stesse pareti rocciose, per contribuire alla rinascita del piccolo paese con la nostra forza, pronti ad azionare ancora mulini e lavatoi. 
Le sorgenti di Rasiglia, dislocate su tutto il territorio circostante, fanno benissimo il loro lavoro e sebbene abbiano diminuito di potenza, continuano ad irrigare il borgo piano piano, custodendo i segreti della gente, si spera, per altre centinaia di anni. 
Segreti limpidi come l'acqua, raccontati a chiunque abbia voglia di fermarsi a conoscerli, lungo gli argini di un viaggio emozionale.

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